Eziologia
Malattia causata da una rickettsia, Coxiella Burnetii, caratterizzata da due fasi antigeniche, la fase I virulenta che si trova in natura e la fase II avirulenta ottenuta in laboratorio dopo diversi passaggi su uova o colture cellulari.
Il microrganismo è dotato di una certa stabilità e resistenza ai normali disinfettanti, è diffuso in tutto il mondo, particolarmente sensibili risultano essere i ruminanti domestici, ma è stato rinvenuto anche in animali selvatici tra cui uccelli e marsupiali. Le zecche possono essere un importante veicolo di trasmissione.
Se opportunamente curata la febbre Q ha un tasso di mortalità inferiore all’1% che aumenta nei casi in cui si verifica la localizzazione endocardica. Esistono diverse forme di febbre Q cronica, con endocardite e epatite cronica, quest’ultima andrà distinta da altre malattie granulomatose del fegato. Sono state inoltre descritte altre sindromi cliniche, anche con interessamento neurologico.
Il periodo di incubazione, condizionato dalla carica infettante, è solitamente di 2-3 settimane. La trasmissione diretta da uomo a uomo è improbabile o addirittura inesistente mentre indumenti o oggetti contaminati possono veicolare l’infezione.
La diagnosi viene posta su base clinica, importante è risalire a un eventuale contatto con zecche, animali o prodotti animali infetti .La diagnosi di laboratorio si basa sulla dimostrazione per dimostrazione di anticorpi specifici nel siero del paziente nella fase di convalescenza. Elevati titoli degli anticolpi diretti verso la fase I del microrganismo infettante possono indicare un’infezione cronica ( es.endocardite).
La malattia negli animali
L’infezione da Coxiella B. è solitamente asintomatica nei ruminanti domestici. Talvolta in ovini e caprini determina anoressia e sporadicamente aborto. Quest’ultima evenienza in condizioni naturali non è stata sufficientemente documentata nel bovino. Il microrganismo si localizza nella mammella, nei linfonodi sopramammari, nell’utero e nella placenta e viene eliminato attraverso il latte, il feto e gli invogli fetali.
I cani possono infettarsi mangiando placente infette. I gatti anche se infetti non presentano sintomi, ma possono eliminare coxielle partorendo.
Trasmissione
L’infezione tra animali avviene soprattutto per via aerogena oppure mediante il contatto con scolo delle vie genitali, latte e materiale contaminato. La C.burnetii si mantiene in natura anche attraverso un ciclo animale-zecca. Diversi artropodi, roditori, altri mammiferi e uccelli sono tutti infettati naturalmente e possono giocare un ruolo nell’infezione umana.
Nell’uomo la trasmissione può avvenire attraverso il contatto con animali infetti inalando le coxielle presenti in liquidi, escreti e parti di animali oppure con materiali contaminati, lana, paglia, letame, recinti, indumenti infetti. E’ stato calcolato che particelle infettanti possono essere trasportate dal vento anche per alcuni chilometri. E’ possibile anche la trasmissione avvenga anche attraverso l’assunzione di latte consumato crudo e per mezzo di trasfusioni ematiche o di midollo osseo.
Epidemiologia
Descritta in tutto il mondo, la febbre Q è sicuramente sottostimata a causa della sintomatologia aspecifica che indirizza raramente verso una diagnosi eziologica. Non tutti i laboratori sono attrezzati per eseguire indagini specifiche. La malattia colpisce prevalentemente i lavoratori del settore zootecnico ed è particolarmente diffusa dove sono presenti serbatoi animali.
Il serbatoio naturale dell’infezione è rappresentato da bovini, pecore, capre, gatti, animali selvatici (tra cui molte specie di roditori selvatici) uccelli e zecche. Le zecche, in cui la trasmissione dell’infezione avviene per via transovarica e transtadiale, mantengono l’infezione tra roditori selvatici, animali più grandi ed uccelli.
Prevenzione
Lavare e disinfettare accuratamente gli indumenti utilizzati nella manipolazione di materiale potenzialmente infetto. La C.burnetti rimane vitale per lungo tempo nei materiali contaminati e resiste ai comuni disinfettanti, si consigliano: formalina e composti clorici. Trattare termicamente il latte di vacca, di capra e di pecora. La pastorizzazione e la bollitura inattivano le coxiellae che causano la febbre Q.
Al momento non esiste in commercio un idoneo vaccino.
Le persone a rischio (coloro cioè con patologie valvolari, le donne in età fertile o gli individui con immunosoppressione ) devono essere avvisate sul grave rischio rappresentato da un’eventuale malattia da febbre Q.
Gli animali eventualmente utilizzati nelle ricerche devono essere sottoposti a test sierologici per determinare l’eventuale stato d’infezione.