Identificazione del parassita: l’Echinococcus granulosus è un piccolo cestode del cane e di altri canidi selvatici
-dimensioni dell’adulto (presente solo nell’ospite definitivo): 3-6 mm di lunghezza.
-Strobila con 3 proglottidi, l’ultima di queste, ripiena di oncosfere quando matura, è lunga più della metà dell’intero strobila.
Ciclo biologico
Esistono due sottospecie di E.granulosus:
–E.g.granulosus O.D.: cane e molti canidi selvatici O.I.: ruminanti, suini, uomo ed altri animali
–E.g.equinus O.D.: cane e volpe O.I.: equini
Il ciclo evolutivo del parassita è di tipo indiretto e vede il cane e molti canidi selvatici come ospiti definitivi ed i ruminanti domestici e selvatici, suini, e l’uomo come ospiti intermedi dello stadio larvale idatideo del parassita.
I parassiti adulti risiedono nell’intestino tenue dell’ospite definitivo (cane) e anche se numerosi non determinano una sintomatologia clinica nei portatori. Il periodo di incubazione in quest’ultimi è di circa 35-40 giorni dopo di che i parassiti adulti crescendo eliminano il segmento terminale gravido dello strobila, in media uno alla settimana. Le proglottidi eliminate con le feci liberano le oncosfere nell’ambiente esterno (resistenza massima due anni) e queste vengono possono venire ingerite dall’ospite intermedio (ruminante o l’uomo). Nell’ospite intermedio l’embrione esacanto contenuto nell’oncosfera fuoriesce e penetra la mucosa intestinale e tramite il circolo ematico e linfatico giunge al fegato o ai polmoni (più raramente ad altri organi) dove si sviluppa ad idatide (forma larvale). L’idatide si sviluppa lentamente e completa il suo sviluppo in 6-12 mesi durante i quali cresce e matura. Nel fegato o nei polmoni può arrivare a 20 cm di diametro ma se si sviluppa nella cavità splancnica, dove la crescita non è ostacolata, può arrivare a raggiungere dimensioni notevoli e contenere diversi litri di liquido.
La capsula cistica è costituita da una membrana esterna a funzione trofica e da una membrana interna a funzione germinativa. Da quest’ultima vengono prodotti verso l’interno, nel lume della cisti riempito di liquido idatideo, numerosissime capsule proligere all’interno delle quali si formano numerosi protoscolici. Queste capsule si staccano dalla parete e galleggiano nel liquido cistico. Si definisce matura o fertile un’idatide che contiene nel suo liquido interno numerosi scolici e capsule proligere definiti comunemente “sabbia idatidea” nei reperti autoptici o di macellazione. Le capsule proligere e gli scolici ingeriti con gli organi infetti dall’ospite definitivo (cane o canide selvatico) si schiudono a livello enterico e crescono sino allo stadio adulto a completare il ciclo.
L’ IDATIDE
Cisti idatidea in sede di asportazione chirurgica, la rottura comporta il rischio di shock anafilattico
Può essere fertile (infestante per il cane e solo per lui, non per l’uomo!!!) come quelle presenti nell’ovino; o sterile come nel bovino il quale risulta essere una sentinella della presenza del parassita ma che è un fondo cieco epidemiologico. L’idatide può essere di dimensioni variabili (es. come un “mandarino” di 5-10 cm o come “testa di un bambino”).
E’ costituita da una membrana basale esterna ed una membrana germinativa interna da cui originano molti protoscolici policefalici (capsule proligere), contiene la “sabbia idatidea” data dal distacco dei protoscolici che galleggiano nel liquido idatideo.
membrana basale esterna ed una membrana germinativa interna da cui originano molti protoscolici policefalici (capsule proligerevisibili al centro dell’immagine)
Il liquido idatideo formato da protidi ed allergeni è un fattore importante nella patogenesi della malattia per l’ospite intermedio soprattutto per l’uomo. Infatti, se l’idatide si rompe spontaneamente o in sede di intervento chirurgico durante l’asportazione si può avere uno shock anafilattico oltre che la disseminazione dei protoscolici con il conseguente localizzarsi di altre cisti idatidee in sedi lontane dal primo focolaio.
Vi è poi la possibilità che si sviluppino delle cisti figlie endogene o esogene all’idatide madre, in questo caso non è infrequente osservare il disseminarsi dell’infestazione ad altre sedi.
La malattia negli animali
L’ echinococcosi nel cane è asintomatica. Dal punto di vista clinico diagnostico è difficile da evidenziare all’ esame copromicroscopico siccome solo poche oncosfere vengono eliminate dal cane con le feci.
L’ idatidosi degli ospiti intermedi di questo parassita può risultare a lungo subclinica come avviene nei ruminanti (nei quali spesso costituisce solo un reperto di macellazione) soprattutto se le sedi colpite sono quella epatica, polmonare o renale, diverso il caso di localizzazioni ossee o nel SNC in cui è possibile notare manifestazioni cliniche.
diversi reperti di macellazione: cisti idatidee a livello epatico, polmonare e renale in ruminanti regolarmente macellati
La malattia nell’uomo
Per quanto concerne l’uomo, l’idatidosi purtroppo è sempre causa di sintomatologia clinica evidente e grave: la disfunzione epatica o respiratoria sono, in fasi più avanzate della patologia, spesso accompagnate dai suddetti fenomeni di ipersensibilità allergica anche molto gravi in caso di rottura della cisti (shok anafilattico) e spesso ad esito fatale.
Diagnosi nel cane
La diagnosi è difficile nel cane perché le proglottidi sono molto piccole ed espulse in modo non continuo. In paesi particolarmente infestati si somministra il bromidrato di arecolina, potente tenifugo che permette l’identificazione del parassita adulto eliminato con le feci grazie alle forti peristalsi duodenali ottenute con la somministrazione di questo farmaco, si procede poi ad un’accurata disinfestazione dei locali (che non possono essere quelli di un comune ambulatorio) contaminati dalle feci del cane esaminato.
Altre possibilità di diagnosi sono offerte dai metodi immunoenzimatici a partire da siero di sangue o direttamente dalle feci.
Diagnosi nell’uomo
La diagnosi di idatidosi clinica si basa sulle manifestazioni cliniche e sui segni compatibili con una massa a lento accrescimento (anche 12 mesi) e sul dato anamnestico di una storia di residenza in aree endemiche e ad esposizione ai cani e canidi (zone di pastorizia, montagna, etc…) Per la diagnosi strumentale sono utili le radiografie, le ecografie oltre che diverse tecniche tomografiche computerizate parallelamente ai test sierologici. La tecnica dell’ agoaspirazione, soprattutto se non ecoguidata, comporta il rischio di fuoriuscita del liquido cistico e dei protoscolici con le suddette gravi conseguenze. Si impone la diagnosi differenziale con altre lesioni occupanti spazio a lenta crescita: tumori, ascessi, cisti congenite, lesioni tubercolari, etc…
Terapia e profilassi nel cane
Terapia: trattamento con praziquantel (le uova vengono eliminate ancora per 48 ore dopo il trattamento).
Profilassi: trattare periodicamente (ogni 30-35 giorni) contro il parassita adulto ed evitare che i cani ingeriscano visceri infetti.
Epidemiologia
La prevalenza di questa patologia è strettamente connessa all’associazione di uomini e di cani infestati. E’ presente su tutti i continenti con l’eccezione dell’ Antardide, ma è particolarmente comune nei paesi dove è diffusa la pastorizia e dove i cani consumano le viscere contenenti cisti. La trasmissione è stata completamente eliminata in Islanda ed Irlanda e fortemente ridotta in Australia, Nuova Zelanda ed a Cipro. In Italia è tuttora diffusa in tutte le regioni in cui sono presenti le pratiche pastorizie. Si suppone che soprattutto nelle regioni del nord del Nostro Paese la prevalenza dell’infestione nelle greggi e nei cani da pastore sia molto sottostimata.
I bambini sono più esposti all’infestione in quanto hanno maggiori probabilità di un contatto stretto con cani parassitati ed è meno probabile che abbiano degli standard igienici adeguati ad evitare l’infestazione. Non c’è prova che i bambini siano più suscettibili alla parassitosi di quanto non lo siano gli adulti.
Per quanto concerne gli animali i differenti ceppi di E. granulosus variano nella loro capacità di adattarsi a vari tipi di ospite intermedio (pecora, vacca, cavallo, cammello, maiale), così come nella loro infettività nei confronti dell’uomo.